L'Autunno 2018 in casa Lizard Records è contrassegnato da una gemma discografica: il debutto dei bolognesi MARBLE HOUSE, sin d'ora la band italiana più vicina alle sonorità modern-prog della K-Scope, con particolare riferimento alle atmosfere oscure e malinconiche, ricche di pathos e lirismo, dei Gazpacho.
Cinque soli brani, ma con la suite "Marble House" di ben 24 minuti, di dense suggestioni sonore e ammalianti melodie vocali, in cui la modernità stilistica convive con sventagliate di mellotron e organo Farfisa, tocchi lievi di piano elettrico, l'immancabile Hammond, Harmonium e pianoforte.
Atmosfere a volte tese, spesso sognanti, sin dal primo brano "To makes ends meet", tra fraseggi di chitarre distorte e organo, il pulsare irrequieto di batteria e basso, che si stemperano in nella dolcezza degli arpeggi di chiatarra e piano elettrico.
Un vago richiamo ai primi Genesis in "Reverie", l'epicità di "Riding in the fog", il toccante crescendo della ballata "The last 48 hours", e poi il piatto forte dei 24 minuti della title-track, un'alternanza in chiaroscuro in sei parti mozzafiato.